MULINO E ARGINAMENTO NEL RIO BISINE

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21 aprile 2023

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MULINO E ARGINAMENTO NEL RIO BISINE
MULINO E ARGINAMENTO NEL RIO BISINE

 

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L'antico mulino ad acqua nel Rio Bisine (''Su Mulinu vezzu'').

Il vecchio Mulino si erge imponente in località Bisine, a nord del paese, a circa 558 metri sul livello del mare.
E' situato in una zona facilmente accessibile, incontaminata ed interessante dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
La sua struttura in granito è unica in Sardegna, sia per la maestosità che per lo stato di conservazione.
E' uno degli esempi più interessanti di ''archittetura preindustriale'' presenti nell'isola; infatti è testimone di un'attività preindustriale legata allo sfruttamento della forza idraulica. Si tratta di un gioiello di architettura e di ingegneria idraulica e meccanica.
La sua realizzazione, probabilmente voluta dai Cardia - Mesina, importante famiglia di ricchi proprietari a cui apparteneva anche la campagna in cui si trova il mulino, viene fatta risalire all'800. E' stato in seguito acquistato dal Comune che nel 2002 ha presentato il progetto per il suo recupero.
Il mulino sorge lungo il corso del rio Bisine, che nasce dai monti prossimi al Comune di Ollolai. Del rio Bisine scrive il Pietro Meloni Satta nel 1911: ''D'inverno, quando ingrossa, è pure utilizzato come forza motrice per i sette mulini che sorgono entro popolato per la macinazione del grano e dell'orzo''.
Di questi sette mulini ''Su Mulinu Vezzu'', è l'unico di cui siano rimaste tracce e su cui è stato possibile intervenire per consolidare, restaurare e ricostruire le parti mancanti, proprio per evitare che un importante testimonianza della storia di Olzai andasse inesorabilmente perduta.
Prima dell'intervento di restauro il Mulino si trovava in discrete condizioni, ma non vi era alcuna traccia delle coperture e dei componenti lignei originari della ruota idraulica, né delle macchine degli ingranaggi che alloggiavano nel locale dove avveniva la macinazione.
Il canale che portava l'acqua dal punto di presa a monte sino alla doccia era per la maggior parte interrato. E' stato pertanto necessario, innanzitutto, provvedere alla ricostruzione delle coperture a struttura lignea con travi, travicelli e tavolato; riportare alla luce il canale in pietra e ricostruire la ruota idraulica nel rispetto delle dimensioni e dei materiali originari.
Sulla sponda sinistra del rio Bisine si trova un locale che versava in gravi condizioni di degrado; è un locale con un unico vano, la cui struttura muraria è in conci granitici e si presentava quasi completamente crollata; della copertura non vi era traccia, vi erano solo gli alloggi di una travatura che doveva sorreggere un piccolo soppalco.
In questo caso nell'intervento di restauro si è provveduto a ripristinare i setti murari portanti riutilizzando i conci crollati e la copertura che è stata realizzata con una struttura in travi di legno e travicelli.
Il vecchio mulino restaurato è costituito da un'opera muraria che si innalza fino a 13 metri per uno sviluppo frontale di 10 metri; vi è un setto murario lungo 17 metri che porta la canaletta in pietra che dalla presa dell'acqua arriva alla caduta per gravità. Da questo punto la muratura si biforca generando l'alloggio per la ruota, questa è verticale ed è formata da cassette di uguali dimensioni.
La stessa viene colpita dall'acqua che giunge dall'alto, sfruttando così, oltre che l'inerzia dell'acqua in caduta, anche il suo peso.
L'acqua prelevata dal rio Bisine viene captata per mezzo di un argine costruito in sassi e terra lungo il fiume, ciò fa innalzare il livello dell'acqua che poi scorre verso ''su unduttu'' - canale costruito in pietra con un lieve dislivello - per poi cadere sulla ruota e far muovere la macchina.
Il sistema molitorio è formato da due grosse e pesanti pietre di forma circolare ''palmenti o mole'', sovrapposte.
Il palmento inferiore fisso, chiamato fondo o piede, presenta la faccia superiore leggermente convessa con al centro un foro entro cui viene sistemato premistoppa in legno compensato con spezzoni di ferro, tondo al centro, detto bossola, la cui funzione è quella di reggere e fare girare il palmento superiore.
Il palmento superiore è mobile, leggermente concavo nella facciata inferiore e presenta al centro un largo foro, ''bocca'', attraverso cui viene fatto scendere dalla ''tramoggia'' o ''maiolo'', recipiente a tronco di piramide capoverso, il grano per mezzo del movimento della mola superiore viene sgretolato e ridotto in farina.
Ad un lato della tramoggia è fissato un paletto in legno, la ''notola''; esso inferiormente poggia sulla faccia superiore del palmento mobile dal cui movimento rotatorio riceve e trasmette alla tramoggia le vibrazioni che costringono la ''tafferia'', piano munito di tre sponde inserito sulla bocchetta della tramoggia, a liberare il grano che cade gradualmente nel sistema molitorio.
Quando la macina si mette in moto, la farina fuoriesce dai bordi dei palmenti e per evitare che si disperda si rivestono i due palmenti con una cassa lignea costituita da una fascia di legno e un coperchio che racchiude le due mole.
Il coperchio presenta un'apertura in corrispondenza del foro centrale del palmento mobile attraverso cui viene introdotto il grano da macinare.

Per altre informazioni e visite guidate del mulino: tel. 3664625022 - email museocarmelofloris@gmail.com

VIDEO:
Servizi VIDEOLINA, TG del 18 maggio 2014 (''Giornate europee dei mulini')': video 1 - video 2.
Documentario, TV 2000, 10 novembre 2012: itinerario ''Borghi d'Italia'': video 3

Dove si trova: pagina Sardegna Turismo

 

Storia: l'alluvione del 1921 e l'arginamento nel Rio Bisine del 1926

Sino alla fine dell'800, gli olzaesi sfruttarono sapientemente le acque del Rio Bisine che discendono dalle montagne di Ollolai e, favoriti dal clima temperato della vallata, coltivarono uno splendido giardino circondato da boschi secolari. Ma a quei tempi funestava la malaria e i medici di Olzai si adoperarono per il risanamento igienico dell'abitato.
Nel 1909 il Consiglio Comunale approvò un progetto per la bonifica delle acque palustri, ma gli elaborati tecnici vennero inspiegabilmente smarriti e ricompilati nel 1914. Sei anni dopo iniziarono i lavori di costruzione di un canale artificiale con fondazioni in granito e due murature laterali in cemento.
Ma il pomeriggio del 10 settembre 1921, mentre l'impresa Nieddu di Orani stava completando i lavori di copertura dell'argine, improvvisamente si scatenò un furioso uragano e il Rio Bisine si gonfiò paurosamente travolgendo quanto incontrava sul suo corso. Il terribile nubifragio distrusse il cantiere dell'arginamento e tutte le coltivazioni. Dei mulini idraulici non rimase alcuna traccia e l'humus dell'intera vallata fu asportato sino alla nuda roccia. L'impeto della corrente devastò interi rioni, rase al suolo cinque abitazioni, allagando i magazzini di grano e orzo.
L'acqua penetrò con violenza sino al secondo piano di una casa e ricoprì di fanghiglia la camera da letto. L'alluvione distrusse S'Iscala (l'antica mulattiera Olzai-Ollolai) e trascinò a valle enormi blocchi di granito insieme al ponte della piazza Su Nodu Mannu (Su ponte 'e Serrone). L'inondazione si elevò fino al cimitero vecchio, abbatté il muro del recinto sacro, numerose croci e lapidi. Le decine di tombe scoperchiate offrirono uno spettacolo agghiacciante. Benché le operazioni di salvataggio delle persone risultassero difficilissime, non ci fu nessuna vittima ma i fulmini fecero strage di animali domestici e di greggi.
Per avere un'idea della tempesta basta ricordare che, in due ore, il pluviometro della casa Marchi registrò 25 litri di acqua, cioè molto più di quanto non ne venne giù tutto l'anno che pure era stato abbondante di piogge.
Il giorno dopo arrivarono i primi soccorritori, muniti di una grande tendopoli destinata ad accogliere 120 persone. Non fu necessario montarla perché le numerose famiglie senza tetto erano già ospiti dei loro parenti. Giunsero anche le autorità e trovarono la popolazione già all'opera di ricostruzione delle passerelle sul Rio Bisine.
Il dottor Efisio Mesina costituì un 'comitato di soccorso' e la notizia dell'alluvione rimbalzò sino a Roma. Il nubifragio mise in ginocchio la già poverissima popolazione olzaese e mandò in crisi le finanze del Comune. Fu così che Su ponte 'e Susu venne ricostruito con le offerte e lavoro di alcuni volontari.
Olzai invocò la solidarietà nazionale tramite i suoi concittadini più illustri, come l'avvocato Tito Livio Mesina, all'epoca Direttore Capo di Divisione del Ministero dei Lavori Pubblici e futuro Consigliere di Stato. La voce degli olzaesi arrivò sino al Parlamento e, un anno dopo, il Re Vittorio Emanuele III promulgò una legge con la quale vennero adottati provvedimenti straordinari a sollievo dei danni subiti dai Comuni di Olzai, Gavoi e Ollolai. Ma i contributi maggiori arrivarono al municipio di Olzai che poté così costruire il nuovo argine, costato 1.200.000 lire e ben più solido del precedente.

Giangavino Murgia
(presidente associazione Kérylos) - Dal quotidiano ''L'Unione Sarda'', 26 marzo 1996

Vedi anche 'Olzai. Appunti per una storia: l'arginamento nel rio Bisine' curata da Giangavino Murgia

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